La rassegna “ArTura _ Dialoghi tra l'Uomo e la Terra" si propone di indagare, con cadenza annuale, le connessioni possibili tra il fare manuale, nella fattispecie il lavorare la ceramica, e la vocazione alla spiritualità.
info@alfredogioventu.it
a Sestri Levante (Ge), il 16 dicembre 2010
Progetto ArTura _ Territori tra Arte e Natura _ Torre dei Doganieri di Opificio Ceramico Alfredo Gioventù e Comune di Sestri Levante ; con la collaborazione delle Parrocchie del Vicariato di Sestri Levante
ArTura _ Dialoghi tra l'Uomo e la Terra
ore 18.00 Torre dei Doganieri, vico Macelli, inaugurazione mostra
“La terra, l'acqua, il fuoco e le mani dell'uomo”, il grés del Monastero di Bose e i sassi galleggianti di Alfredo Gioventù
ore 21.00 Convento dell'Annunziata, via Portobello
“Ogni cosa ha la sua stagione”Vi propongo questo interessantissimo progetto che coinvolge il ceramista Alfredo Gioventù e il Monastero di Bose famoso per i suoi gres. Ecco di seguito le parole del Priore di Bose
FRATELLO FUOCO E SORELLA TERRA
Spiritualità del fare ceramica
Enzo Bianchi, priore di Bose
Il vasaio vive in una necessaria alleanza con la natura. Questa non gli offre solo una ricca gamma di materie prime, ma anche molte di quelle leggi che regoleranno le molteplici metamorfosi del suo lavoro. Per lui, l'alleanza con la natura si carica di un significato profondo: di fronte al caos minerale, dovrà stabilire un legame con la “natura delle cose”, con la loro destinazione, il loro fine, il loro senso.
Il dialogo con la natura è ciò che da vita all’arte della ceramica e le parole di Fr. Daniel De Montmollin, noto ceramista della Comunità di Taizé, in Francia, riflettono bene la coscienza di questo aspetto centrale.
Ogni opera in ceramica appare così quale frutto del dialogo tra il vasaio e i quattro elementi naturali: terra, aria, acqua e fuoco, nelle loro corrispettive forze di plasticità, trasparenza, purificazione e trasformazione.
E’ un dialogo caratterizzato da attenta preparazione, dalla maestria e dal genio, ma anche dall’imprevedibilità, dalla fragilità e dalla precarietà, perché nasce da quel punto di equilibrio, da quell’estremità sottile che è l’incontro di ciascuna delle due parti in gioco: l’uomo e la materia.
Paradossalmente, la forza di quest’arte nasce dall’umiltà di chi sa ascoltare la natura che lo circonda, da un lato, e la natura che lo abita, dall’altro. Sì, il vasaio è chiamato a entrare in dialogo con la propria creaturalità!
Nella sua ininterrotta ripetizione dei gesti il vasaio rimane in uno stato di vigilante attesa, finché la bellezza, mai posseduta, si dà a lui nella gratuità e nel dono. Attenzione, ascolto e attesa guidano il vasaio nella sua continua ricerca della bellezza, che sempre è ricerca di senso.
Dice Bernard Leach, ceramista inglese famoso per aver condotto l’artigianato del secondo dopoguerra a un vero e proprio rinnovamento:
Un vaso perché sia bello e buono deve essere l’espressione autentica della vita. Solo allora rifletterà quella luce capace di far nascere negli occhi degli uomini la scintilla dello stupore e della meraviglia.
Passando attraverso l’ascolto di sé e l’ascolto della natura, l’arte della ceramica è chiamata ad aprirsi al difficile ascolto degli altri. Nella creazione del vaso l’artigiano si fa portatore di questa pesante responsabilità: il servizio dell’uomo. Dice ancora Bernard Leach:
Il vasaio si assume la responsabilità di fabbricare oggetti per un utilizzo pienamente umano, oggetti che siano una proiezione dell'uomo, che siano partecipi della vita, che siano essi stessi “viventi”.
L’audacia del vasaio risiede nel suo tentativo “d’intervenire nel destino naturale dell'argilla per condurla direttamente al servizio della vita dell'uomo, manifestando, in un colpo solo, la propria padronanza sulla creazione e la vocazione della materia alla bellezza” (Fr. Daniel De Montmollin).
Sì, la bellezza alla quale è chiamata l’arte della ceramica è spazio di libertà e non di paura, di dilatazione e non di conculcamento dell’umano, di comunione e non di contrapposizione tra gli uomini.
Ci rimane, in ultimo, un interrogativo: che ne abbiamo fatto del mandato di custodire, creare e vivere la bellezza?
Brother Fire and Sister Earth
Ceramic and Religion
The ceramist Alfredo Gioventù and the Monastery of Bose, famous for their beautiful stoneware get together to celebrate nature. The spirituality of repetition and the research for beauty and harmony are showed in the experience of the artist and of the Monastery.
http://www.monasterodibose.it/
Meraviglioso post! Riassume tutto ciò che ho nel cuore e nella testa, mai parole così semplici avevano espresso ciò che provo anch'io nel mio rapporto con la ceramica. Belissimo e profondo, ma vero!
ReplyDeleteGrazie per aver condiviso!
Me lo stampo e conservo per rileggerlo quando la mia autostima si affievolisce.
Hai ragione anche io lo ho trovato bellissimo !
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