Siamo Tutti Giapponesi
La catastofe in giappone ha tremendamente toccato anche noi lontani kilometri, ma in questo mondo globale non ci sono frontiere e in poco tempo ci siamo ritrovati coinvolti. Ho pensato di rendere omaggio a questo incredibile paese che vive con così tanta dignità questo momento così, lasciandovi alle parole di Euan. Euan Craig è un ceramista australiano che vive con moglie e figli nella campagna giapponese aMashiko, Tochigi, a nord di Tokyo e ad un centinaio di km dalla centrale di Fukoshima. Questo è il suo blog e queste le sue parole in quei terribili giorni:
15 Marzo
" La notte è sembrata eterna, i terremoti e le scosse di assestamento sono continuate. Fuori nel buio un fagiano grida, e mi alzo nel letto, sveglio in attesa. Si sente un leggero rombo, le finestre cominciano a tremare. Salto giù dal letto, pronto a portare i bambini fuori se ci fosse la necessità. I terribili picchi si placano in onde viscerali e la notte torna silenziosa. Ritorno a letto e per, non so quante volte, chiudo gli occhi cercando di dormire. Mi alzo con il sole stamane, c'è molto da fare.
La scuola elementare ricomicia oggi, perciò sveglio Rohan and Canaan, gli preparo i cereali e metto a bollire una pentola per il riso. I giorni passati li ho spesi pulendo. La prima cosa è riparare il tetto prima che piova. Ho passato tutto ieri a rappezzare il tetto, togliendo le parti rotte, e rivestendole con creta riciclata al posto della adobe originale. Abbiamo legato carta catramata sopra una parte per chiudere un'apertura e sono riuscito a chiuderne altre prima che fosse buio. Abbiamo avuto questa casa in affitto per 11 anni, la proprietaria vive a sud di Tokyo e non è stato toccata dal terremoto. Siamo riusciti a contattarla domenica. Non era assicurata. "Avreste dovuto comprare la casa," ha detto allegramente, " così avreste potuto assicurarla voi stessi. Volete comprarla adesso ?" Qualche volta anche io mi dispero. Non ci sarebbe venuto aiuto da lì. Quello che andava fatto, lo avrei fatto da solo, per il bene della mia famiglia. Abbiamo pulito il bagno al meglio, ma aveva bisogno di essere ricostruito completamente. Abbiamo messo delle tavole sul pavimento in modo che i bambini non si tagliassero con le piastrelle rotte, li abbiamo fatti rannichiare nella vasca, evitando i muri rotti, e li abbiamo lavati con l'acqua tiepida della stufa a legna e asciugati velocemente prima che il vento freddo proveniente dalle fessure dei muri li infreddolisse.
Intorno a noi la comunità si riprende, aiutandosi a vicenda, sforzandosi di tornare alla normalità. Così oggi ho portato i bambini a scuola alle 7:15. Li ho salutati allegro all'entrata della scuola, mi sono girato e sono andato via, il cuore in gola, le lacrime agli occhi. Avevano bisogno di tornare a scuola, mi sono detto, hanno bisogno di stare con i loro amici. Hanno bisogno che sia forte. Ho respirato profondamente attraversando la ferrovia, camminando attraverso case con teloni sui tetti e salutando i vicini a passeggio con i loro cani.
Quando sono arrivato a casa, Mika e Sora erano sul portico principale. Una famiglia di fagiani era nel cortile anteriore, il maschio stava danzando un rituale amoroso, allargando le piume della coda tutto impettito. Abbiamo guardato per un po', il magnifico blu del maschio, il bel marrone della femmina, il verde del bamboo. La vita va avanti. Siamo entrati lasciandoli in pace.
Ho deciso di controllare la posta prima di cominciare con il tetto, bevendomi una tazza di caffè.
Mika ha acceso la televisione. Parlavano della borsa, i titoli giapponesi erano in caduta. Ho pensato che c'erano ancora molte persone nel mondo il cui interesse primario erano i profitti.
Sono le 8.30. Il mio amico di Nagano mi ha scritto ieri sera. Ha studiato fisica nucleare a Oxford. "Evacuate!" mi ha detto, "se il terzo reattore esplode ci sarà una massiccia ricaduta radioattiva. Venite a Nagano a stare da noi. Se vi sbrigate, potete arrivare qui ora che le strade sono ancora libere!" Ho messo il telegiornale, il terzo reattore è esploso davanti ai miei occhi. Ho visto la faccia terrorizzata di Mika, l'esplosione era avvenuta due ore fa! Avevano appena dato la notizia! L'impianto nucleare è a 110 km da noi, c'è ancora tempo. Sono corso fuori e mi sono messo in macchina, velocemente mi sono diretto a scuola e ho parcheggiato nel parco giochi.
I bambini si stavano radunando in palestra. C'era il maestro di Rohan. Ho spiegato la situazione, ci ha raggiunto l'insegnante di Canaans, gli ho detto che avrei preso i ragazzi e saremmo restati in casa per il momento, ma forse saremmo evacuati. Hanno chiamato i ragazzi, che sono corsi a prendere le loro cose. Mentre li aspettavo, ho visto il preside e ho spiegato anche a lui la situazione. Con i ragazzi pronti, ho guidato fino a casa.
La tv diceva " Entro 20 km dal luogo dell'impianto, state in casa, sigillate le finestre, non usate condizionatori o aspiratori..." il metereologo diceva " un forte vento sta soffiando verso sud, sud-est...pioverà nel pomeriggio...nevicherà domani..." Ho guardato alle nostre finestre rotte, al tetto danneggiato, ai buchi nel bagno e nello studio...e se arrivasse la ricaduta (fallout)? Come posso proteggere la mia famiglia? Non è la nostra proprietà, anche se è casa, ma il proprietario se ne frega...
Ha chiamato il fratello di Mika, "Venite a Gunma, qui è al riparo dalle radiazioni!" ha detto. Abbiamo controllato la mappa. La famiglia di Mika vive a Minakami, i miei amici sono a Komoro. Cos'è meglio? Minakami è a 200km dall'impianto e Komoro è a 225, entrambi sono dall'altra parte delle montagne, ma la famiglia...hanno cibo e acqua potabile, molto spazio, ed è familiare.
Abbiamo scelto di andare a casa. Abbiamo chiamato i vicini, i cui figli sono a scuola con i nostri, dicendogli che stavamo evacuando, chiedendogli se volessero venire...ma la loro famiglia è tutta qui, e hanno deciso di rimanere. Prego che abbiano ragione. Spero di aver sbagliato. Alle 11.00 il Primo ministro e il Ministro per gli affari interni hanno convocato una conferenza. Stanno evacuando chiunque si trovi nel raggio di 20 km dal reattore, e consigliando di rimanere in casa a chi si trova tra i 20 e i 30 km. Abbiamo preso il minimo indispensabile, mangiato qualcosa, preparato delle palle di riso per il viaggio e siamo partiti. Ho abbandonato Mashiko, da Ichikai, con paura e tristezza. Non posso salvarli, posso solamente salvare la mia famiglia. Spero che non sia troppo tardi....
... alle 7:00 entriamo nel vialetto. La mamma di Mika ci aspetta con una zuppa calda e i noodles. Ci aspetta una doccia, un letto caldo, un tetto sicuro, dei forti infissi per tenere fuori le invisibili radiazioni. Il vento di Fukushima qui non soffia.
Non so cosa accadrà domani, oggi siamo sopravvissuti. Non so se è stata la cosa giusta da fare o se sono stato uno scemo. Lo saprò nei prossimi giorni. So solamente che devo proteggere la mia famiglia. Terremoti, maree, sono eventi naturali. Possiamo vederli, possiamo costrurie le case più in alto, più forti, possiamo imparare. Ma non posso proteggerli da un'invisibile veleno che vola nel vento di quattro reattori nucleari. Li ha costruiti l'uomo, per il potere, per il profitto. Non posso proteggere i miei cari da un niente mortale che uomini irresponsabili hanno scatenato, imbottigliato in contenitori di cemento sulla spiaggia in una zona sismica. Non posso difenderli da questo niente letale, ed è il niente che mi fa paura.
These are the words of Euan Craig, an Australian potter that lives in Japan with wife and kids. These are terrible days, Watashi wa nihonjin desu
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15 March
The night seems long, the earthquakes and aftershocks continue. Outside in the dark a pheasant shrieks, and I rise in my bed, alert and waiting. A low rumble begins, the windows begin to rattle. I jump out of bed, ready to get the children outside if the need arises. The shuddering peaks and subsides in visceral waves and the night returns to silence. I return to my bed for the, I don't know how many times, and close my eyes in pursuit of sleep. I rise with the sun this morning, there is much to do.
The primary school will resume today, so I get Rohan and Canaan up, get them breakfast cereal and cook a large pot of rice. The last few days have been spent cleaning up. First on the agenda is patching the roof before it rains. I spent all of yesterday patching the roof, first removing the broken sections, then re-laying them with recycled clay in place of the original adobe. We tied tar paper over one section as a stop gap measure (literally!) and I managed to get one and a third maybe of the remaining patched before dark. We have been leasing this house for the last 11 years, the land lord lives south of Tokyo and is unaffected by the quake. We managed to contact her on Sunday. She was not insured. "You should have bought the place," she says blithely, "then you could have insured it yourself. Do you want to buy it now?" Sometimes, even I despair. There will be no help from there. What needs to be done, I will do myself, for my family's sake. We cleaned up the bathroom as much as we could, but it will need to be completely rebuilt. We put boards on the floor so the kids won't cut their feet on the broken tiles, and squat them in the bottom of the bath, avoiding the shattered walls, bathe them with buckets of warm water from the wood stove and get them out and dry before the cold wind through the broken walls can chill them.
Around us the community rallies, helping each other as best they can, striving to return to normalcy. So today I walk the children to school at 7:15. I wave them a cheerful farewell at the school gate, turn my back and walk away, my heart in my throat, tears in my eyes. They need to return to school, I tell myself, they need to be with their friends. They need me to be strong. I breathe deeply as I cross the rail line, walk past houses with tarpaulins on the roof, greet neighbours walking their dogs.
When I arrive home, Mika and Sora are on the front porch. A family of pheasants is in the front yard, the male dancing a mating ritual, spreading his tail feathers, strutting his stuff. We watch for a while, the lustrous blue of the male, the tawny brown of the hen, the green of the bamboo. Life goes on. We go inside and leave them in peace.
I decide to check the email before I start on the roof, while I have a cup of coffee. Mika turns on the TV. The stock market report is on, Japanese stocks have fallen. I wonder that the world is still full of people whose prime concern is profit margins. It is 8:30. My friend from Nagano emailed me last night. He studied nuclear physics at Oxford. "Evacuate!" he says, "If the third reactor explodes there'll be massive fallout. Come to Nagano and stay with us. If you hurry, you can get here while the roads are still clear!" I turn to the television news, the third reactor explodes before my eyes. I meet Mika's terrified face. The explosion happened 2 hours ago! The news has just come up! The Nuclear Power Plant is 110 km from us, there is still time. I run outside and get in the car, rush to the school and park in the playground. The children are gathering in the gym. Rohans teacher is there. I explain the situation, Canaans teacher joins us, I tell them that I am taking my boys and staying indoors for the moment, but that we may evacuate. They call the boys, who then rush to gather their things. While I wait for them, I see the principal and explain to him also. The boys are ready, I drive them home.
The TV says "Within 20 km of the nuclear site, stay indoors, seal all windows, do not use air conditioners or exhaust fans....." The weather man says " A strong wind is blowing to the south, south west...it will rain this afternoon....it will snow tomorrow..." I look at our broken windows, the damaged roof, the gaping holes in the bathroom and studio....what if the fallout reaches here? How can I protect my family? It is not our house, home though it may be, and the land lord doesn't care....
Mika's brother has phoned, "Come home to Gunma, it's safe from the fallout here!" he says. We check the maps. Mika's family live in Minakami, my friends are in Komoro. Which is better? Minakami is 200km from the power plant, Komoro is 255km, both are on the other side of the mountains, but family.....they have food and spring water, plenty of space, and it is familiar ground. We choose home. We phone our neighbours who have children with ours at school, tell them we are evacuating, ask if they will come...but their family is all here, they choose to stay. I pray that they are right. I hope that we are wrong. At 11:00 the prime minister and minister for internal affairs give a press conference. They are evacuating everyone with 20km of the reactors, everyone between 20 and 30km should stay indoors. Packing bare essentials into the car we grab some lunch, make rice balls for the journey and leave. I drive away from Mashiko, from Ichikai, with fear and sorrow. I cannot save them, I can only save my family. I hope it not too late.
It is 7:00pm as we pull into the drive way. Mikas mum is waiting for us with hot soup and noodles. There is a shower waiting for us, a warm bed, a safe roof, secure shutters to keep out the invisible fallout. The wind from Fukushima does not blow here.
I do not know what will happen tomorrow, we seem to have survived today. I do not know if this was the right course of action, or if I am a fool. The next few days will tell. I only know that I must protect my family. Earthquakes, tidal waves, these are acts of nature. We can see them, we can build our homes on higher ground, build then sturdier, we can learn. But I cannot protect against an invisible poison that floats on the breeze from four burning nuclear reactors. Man has done this, for power, for profit. I cannot protect my loved ones from a deadly nothing that irresponsible humans have unleashed, bottled in concrete vessels on the beach in an earthquake zone. I cannot defend against this lethal nothing, and it is the nothing that I fear.
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